Outfoxed

Citizen Murdoch di Andrea De Gioia

Outfoxed
Citizen Murdoch
di Andrea De Gioia

Havana, Cuba. Michael Corleone e tutti i padrini americani sono alla festa per il sessantasettesimo compleanno del supergangster Hyman Roth. Il festeggiato taglia la torta e mentre assegna una fetta di Cuba a tutti gli invitati esclama soddisfatto: " Non è favoloso vivere in un paese con un governo che rispetta le imprese private?". Con questa brillante citazione da Il padrino II, comincia l'irriverente documentario di Robert Greenwald, come per sottolineare fin da subito il legame non sempre limpido tra industria e potere, che influenza e determina gran parte della nostra vita, e in questo caso prende le sembianze specifiche di un altro rapporto: quello tra i media e l'informazione. In questo gioco di ruoli e relazioni Rupert Murdoch e la sua creatura, Fox Channel, diventano l'emblema del male, della contaminazione sotterranea e silenziosa delle menti, che spaccia per obbiettiva un opinione particolare – casualmente sempre conservatrice – e rende opinabili dati di fatto.

Murdoch è un Charles Foster Kane del nuovo millennio, una personalità eccentrica, migliaia di amici, migliaia di nemici. Possiede un impero che va dalle televisioni ai giornali, da linee aeree a case editrici. Il film comincia con toni lievi, prendendo in giro il comportamento contraddittorio, fazioso e aggressivo dei principali conduttori della rete. Dopo questo riscaldamento Greenwald attacca lo slogan principale del TG: "fair and balanced", giusti e equilibrati. Mostra freneticamente una turba di esempi di palese ingiustizia e parzialità. Centinaia di spezzoni, montati e accumulati (senza autorizzazione della compagnia televisiva ) danno a buona parte del film un ritmo spedito.

È impossibile che lo spettatore riesca a non uscire dalla sala frastornato da tutte le informazioni che riceve e non riesce a assimilare. Dallo slogan l'attenzione passa all'analisi delle tecniche del linguaggio, che permettono la trasmissione di un messaggio implicito o esplicito, apparente o sostanziale, vero o falso. O entrambi.Scrupolosamente, il regista inserisce interviste a ex-impiegati della Fox che testimoniano la convergenza globale che aveva preso l'azienda nel manipolare l'informazione, e il decennale rapporto di famiglia con i Bush. Robert Greenwald, produttore, regista, documentarista con all'attivo un buon numero di rispettabili film low-cost ( Occhi per sentire , Xanadu ), ha sempre combinato la poetica dei suoi film con una politica saldamente democratica. Nell' ultimo paio d'anni ha sviluppato uno metodo di guerriglia che consiste in film d'attualità politica ( Uncovered: tutta la verità sulla guerra in Iraq ) girati in tempi brevi e con pochi soldi destinati subito al circuito DVD.

Un' attvismo mediatico, facilitato da associazioni politiche minori, che cerca di creare un'autorevole controinformazione. Il documentario smaschera definitivamente l'abiezione e la genialità della Fox, che non si limita a distorcere le informazioni vere e proprie, ma soprattutto i modi con qui questa viene trasmessa, volti a avere in ogni momento un preciso e voluto impatto sul pubblico. Non sono scoraggiato dall'affresco di abuso dell'informazione che descrive quest'opera, perché ero preparato a vedere esempi di questo genere (anche se non di questa mole). Del resto, mi suonano familiari e terribilmente di casa. Ma sono stato particolarmente addolorato (e disturbato) dall'idea di fondo: anche nel paese, storicamente, dei diritti e delle opportunità per tutti, qualcosa di così importante come i media è la provincia esclusiva di un piccolo e selettivo gruppo di persone. Perché Fox News è un simbolo e non rimanda solo a se stessa, ma a una serie di broadcast americane di ugual fattura. Con grande senso tattico, Greenwald, dopo aver sviluppato questo nodo, cruciale, lo rinforza con sondaggi agghiaccianti. Per esempio, documentando il fatto che la maggior parte degli spettatori di Fox News credono che gli Stati Uniti abbiano trovato le prove delle armi di Saddam. A chi lo accusa di essere troppo di parte trascurando l'altra parte della questione, il regista risponde ironico: "Non ha la Fox 24 ore al giorno, 365 giorni l'anno per trasmettere il loro visione del mondo?". Questo però non è un documentario di Michael Moore, Greenwald non mette se stesso dentro il materiale, e non riesce neanche a raggiungere i toni ironici, grotteschi, a volte sublimi del giornalista di Flint. Outfoxed è stato realizzato in gran segreto, costruito proprio per far arrabbiare il pubblico, e bisogna ammettere, ci riesce bene.Perché un documentario-inchiesta estremamente critico su Fox e il suo modo di fare informazione è andato in onda proprio su Sky Italia?
Non è passato inosservato, qualche giorno fa, “OutFoxed”, un documentario trasmesso su Cinema Autore, canale di Sky Italia. Nulla di strano sul fatto che il canale di Sky abbia trasmesso un documentario. Sorprendenti piuttosto sono i contenuti e i toni di “OutFoxed”.

Infatti il documentario, girato da alcuni produttori indipendenti nel 2004, è semplicemente un “viaggio intorno al pianeta Murdoch”, ovvero un'analisi dello stile con il quale l'americana Fox (di destra) gestisce, tratta (e manipola) l'informazione: ci sono Bush, la sua famiglia e il suo entourage, il partito repubblicano americano e la sua imposizione su come deve essere l'ordine mondiale, la gestione e l'organizzazione della campagna contro Kerry, il candidato democratico alle ultime elezioni americane. Tutto con una buona dose di interviste rilasciate da ex giornalisti di Fox, buona parte dei quali con la voce modificata per renderla irriconoscibile.
Ebbene, questo documentario sarebbe stato offerto in Italia a fior di Tv. Nessuna lo avrebbe acquistato, temendo di “infastidire” il magnate australiano. Ma perché è finita proprio su un canale di Murdoch?

Per dire a tutti: “guardate come siamo liberi, cosa possiamo permetterci di mandare in onda? (e lo strombazziamo ai quattro venti)” o forse perché è scappato al controllo di qualcuno, o ancora Rupert Murdoch stesso, magari, non se n'è accorto o ha lasciato correre, per poter dire un giorno di non avere mai imposto censure a nessuno?
Le ipotesi sono molte. Forse tra qualche giorno potrebbe trapelare qualcosa di più. Resta il fatto che “OutFoxed” è un'ottima inchiesta. – da www.millecanali.it
Shooting Silvio non è un film terrorista, né un documentario su / contro Silvio Berlusconi. Il film non prende nessuna posizione sul Presidente del Consiglio, lo assume così come lo mostrano la televisione i giornali, internet. Nessun filtro, nessun tentativo di analisi, nessuna tesi da difendere. L'omicidio del premier viene raccontato come il gesto folle di un uomo disperato